Storie - 16 febbraio 2024, 18:30

FOTO. Un violino per Papa Francesco: 200 ore di lavoro e tanta emozione. Ecco come Alessandro Scandroglio ha dato voce ai 450 anni del collegio Rotondi

Da novembre a gennaio il liutaio di Cairate è stato impegnato in un lavoro per una persona d’eccezione: ha dato forma e voce allo strumento ad archi per coniugare la vita degli studenti all’unisono con il violino e comporre melodie di pace

È partito tutto come uno scherzo. Ma nel tempo non ha avuto per nulla i connotati di un gioco: l’impegno si è caricato di emozione, sacrificio, cura del dettaglio. E alla fine, lui, Alessandro Scandroglio, 44 anni liutaio di Cairate, ha realizzato qualcosa che resterà per sempre negli annali del suo curriculum. Con le sue mani ha costruito un violino destinato a una persona d’eccezione: nientemeno che Papa Francesco. Lo ha fatto per dare voce agli oltre quattro secoli del collegio Rotondi. Del resto “Il violino e la vita dei nostri alunni possano vibrare per comporre melodie di pace”, commenta il collegio.

Dunque lo strumento ad archi e il tragitto della vita degli studenti della scuola di Gorla Minore suonano all’unisono con il nobile obiettivo di scrivere una musica che parli di pace, appunto. Così a novembre, dopo un dialogo simpatico tra la moglie che insegna al collegio e il rettore, l’artigiano della musica ha iniziato l’opera. Ha selezionato il legno e ha iniziato a dargli forma. «Ho scelto un abete della Val di Fiemme per la tavola – spiega il liutaio – mentre per le fasce, il fondo e la testa ho usato un acero dei Balcani. Si parte poi con il piegare le fasce, si disegna il contorno dello strumento secondo una forma, si scolpisce il legno. Lo spessore influisce sul suono: pochi decimi di millimetro fanno la differenza. Infine, ultime fasi della lavorazione: le tavole vengono accordate a orecchio».

200 ore di lavoro

Duecento ore di lavoro, agli inizi di gennaio il violino per il Papa era pronto: un valore di 10mila euro. Ma c’è di più: si tratta di uno dei pochi strumenti realizzati sul modello “Guarnieri del Gesù”, un liutaio italiano oggi considerato il più illustre e forse più quotato insieme ad Antonio Stradivari, insomma con piccoli segreti d’artigiano d’arte. E all’interno, un’etichetta tutta sua che recita: “In memoria dell’udienza con il santo Padre in occasione del 425° di fondazione del Collegio Rotondi. Alessandro Scandroglio fece in Bolladello di Cairate, anno 2024”. «Ogni strumento si porta via una parte di chi lo costruisce – sottolinea Scandroglio – Questo violino ha un grande significato: è stato fatto per una persona importante, in un contesto importante. Credo che non lo rivedrò mai più. Sento che si fermerà con lui. Non si crea il dialogo che si crea con un commerciante: questo è un dialogo complesso».

Dal papa in 2500

Terminato, lo strumento è stato poi consegnato al Papa il 3 febbraio nel corso di un’udienza in Sala Nervi dove il pontefice ha accolto 2500 persone tra studenti, ex alunni, genitori, insegnanti e il rettore don Andrea Cattaneo. Ma l’artista ha preferito non essere tra quelle migliaia. «La sentivo come una cosa troppo impegnativa sul piano morale – confessa – È difficile da spiegare: non mi sentivo all’altezza. Resta il fatto che per me è stata un’esperienza unica che rimarrà sempre con me: un’esperienza carica di emozioni».

Liutaio dal 2001

Andando alle radici della biografia di Alessandro Scandroglio, si scopre che dopo il diploma al liceo artistico di Varese e lo studio di violino al conservatorio di Gallarate dove raggiunge l’ottavo anno, frequenta la scuola di liuteria di Parma. Nel 2001, ecco alzare la prima “bottega”: un laboratorio a Casorate Sempione. Poi il trasferimento a Bolladello di Cairate.

Un violino che dà vita a un legno malato

Ora il liutaio è all’opera per altri due strumenti: e anche qui c’è da raccontare una storia carica di valori. «Sto realizzando un violino con un legno ricavato da un tumore di un acero – spiega – Si tratta di un legno molto difficile da lavorare, un legno morbido che dà effetti speciali. Mi piace dire che, costruendo violini, è come dare una seconda vita al legno, regalandogli una nuova voce. Per di più in questo contesto dove si parte da un aspetto negativo legato alla morte, cui si dà una nuova vita. Inoltre sto realizzando un violoncello per un concorso di liuteria».

Laura Vignati