Quando se ne va uno sportivo, nello specifico un calciatore come Gigi Riva che ha accompagnato la tua adolescenza fino alle porte della gioventù, è come se andasse via con lui anche una parte di te. Ti assale la tristezza e gli occhi della mente rivivono quei momenti e quell'età con un po' di nostalgia, ma poi prende il sopravvento l'orgoglio per aver avuto la fortuna di averlo ammirato, apprezzato, stimato come un grande del calcio, ma soprattutto come un grande uomo.
Era il simbolo dell'Italia e non perché abbia vestito la maglia azzurra della Nazionale, Giggirriva univa la nazione. Quando lo si nominava sempre si è unito il nome ed il cognome fino a raddoppiarne le consonanti: il segnale della grandezza. Un tutt'uno come lui è stato nella vita. Tutti gli volevano e gli hanno voluto bene; un amore che ha oltrepassato i confini del tifo conquistando il rispetto di chi lo sport o il calcio lo vive solo di riflesso.
Non servono parole, ma solo dire “Grazie”.
Grazie per aver dato la precedenza alla forza dei valori che al valore del denaro.
Grazie per aver dato la precedenza ai sentimenti che alla carriera. Per aver dato dignità ad una terra che nell'intendere collettivo era ai confini dell'impero.
Grazie per aver avuto la fortuna di averti ammirato dal vivo a San Siro quando giocavi col Cagliari. Avremmo potuto vederti ancor più da vicino con la maglia della Pro Patria, ma una dirigenza distratta ha voluto che vestissi la maglia lilla del Legnano. Che peccato!
Grazie per le splendide notti, quella del 10 giugno del 1968 quando il tuo gol aprì la strada verso la conquista del campionato europeo. E poi quella quella fantastica che ancora fa accapponare la pelle del 17 giugno 1970 con quel sinistro che infilò il tedesco Maier, per il nuovo vantaggio di 3-2, il segno della dea Eupalla che l'Italia sarebbe andata in finale e finalmente avremmo avuto ragione della granitica Germania Ovest.
Grazie per tuoi silenzi. Da mandare a memoria in un calcio chiassoso in cui tutti dicono tutto ed il contrario di tutto.
Grazie Rombo di Tuono per averci fatto gioire.
Sappi che la prossima volta che sentiremo tuonare non ci spaventeremo, ma alzeremo lo sguardo al cielo e col sorriso diremo che il tuo straordinario sinistro ha fatto gol in Paradiso.