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Economia | 27 ottobre 2023, 12:48

Alfieri: «Calano dall'alto una tassa sulla sanità discriminatoria da applicare ai vecchi frontalieri. Metodo totalmente sbagliato»

Il senatore varesino del Pd dà battaglia sulla proposta presente nella bozza della finanziaria che vorrebbe applicare ai "vecchi frontalieri" un'imposta annuale tra il 3% e 6% del proprio reddito che andrebbe a favore del personale medico e infermieristico di frontiera: «Non esiste gradualità e progressività nel balzello, chi fa un part time o lavora nella finanza pagherebbe la stessa cifra. Si rischia di creare false aspettative tra gli operatori sanitari. Nel merito se ne può parlare, ma prima vengano coinvolti i diretti interessati, i sindacati e l'associazione dei Comuni di Frontiera»

Il senatore Alessandro Alfieri questa mattina nella sede del Pd varesino

Il senatore Alessandro Alfieri questa mattina nella sede del Pd varesino

«Questo governo butta via il lavoro che riconosce il ruolo dell'economia della fascia di confine di 20 chilometri e torna all'antico calando dall'alto una scelta che, più che sul merito, su cui si può ragionare, è sbagliata nel metodo».

Il senatore del Pd Alessandro Alfieri, che segue da sempre il tema dei frontalieri, interviene duramente sulla proposta presente nella bozza della nuova manovra finanziaria dove, all’articolo 50, emerge una tassa sulla sanità che verrà applicata ai “vecchi frontalieri” (cioè a quei lavoratori che già lavoravano in Svizzera prima del nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera in vigore nel luglio del 2023) e che dal 2024 dovrebbero contribuire al mantenimento del Servizio Sanitario Nazionale tramite un’imposta annuale che varierà tra il 3% e il 6% (la percentuale verrà decisa dalle singole regioni) da applicare al salario netto percepito in Svizzera. Il ricavato complessivo verrà così destinato, come si legge nel testo di legge, al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine «in particolare a beneficio del personale medico e infermieristico sotto forma di premio di frontiera».

«Detto che se ne può parlare e che se qualcuno usufruisce del servizio sanitario in Italia pagando le tasse in un altro Stato si deve pensare come può contribuire alle spese mediche italiane, sono molti i punti su cui il governo sbaglia, appunto, nel metodo» dice Alfieri.

Il senatore varesino entra nello specifico: «Non si prevede gradualità e progressività nell'applicazione dell'imposta. Tra lavorare nella finanza a Lugano o farlo part-time in un altro settore c'è differenza: prevedere un contributo uguale per tutti è discriminante, infatti in Italia contribuiamo alle spese sanitarie in base a ciò che abbiamo. E cioé chi non ha non paga e chi ha di più paga di più. Inoltre non si può decidere d’emblée così, senza neppure convocare il tavolo dei frontalieri su un tema che li riguarda».

Alfieri ha contribuito a negoziare l'accordo fiscale con la Svizzera sui lavoratori della fascia di confine, cioè racchiusi in un raggio di 20 chilometri. «La novità - ricorda - fu quella di aprire un tavolo con i sindacati italiani e svizzeri e con le amministrazioni locali guidate dall'Acif, l’associazione Comuni di Frontiera guidata da Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa. Il governo ora si dimentica di questo ruolo di collaborazione e di questo metodo di condivisione delle scelte, calando tutto dall'alto».

Ma secondo Alfieri c'è di più: «Decidere di applicare la tassa in base alla regione di appartenenza potrebbe risultare anticostituzionale - spiega - Le prestazioni sanitarie non possono essere pagate in maniera diversa a seconda del territorio. Non solo: si eleva il livello delle aspettative degli operatori sanitari di confine dicendo che questi soldi verranno usati per aumentare le loro retribuzioni e per contribuire a evitare la loro fuga in Svizzera. Ma nemmeno si sa a quanto ammonterebbe precisamente questa cifra, magari appena a 30 o 40 euro, che potrebbe non aiutarli nel modo necessario. Recuperiamo delle risorse tramite questo prelievo? Benissimo: le si inseriscano nella contrattazione di secondo livello, ad esempio nelle spese per gli asilo nido o quelle odontoiatriche, non sottoposte a tassazione, per sostenere davvero gli operatori sanitari della Lombardia e perché un contributo a loro vantaggio non venga mangiato dalle tasse».

Il senatore del Partito Democratico aggiunge come si muoverà ora: «Lavoreremo per inserire nella legge di bilancio un confronto con i sindacati sull'utilizzo delle risorse eventualmente recuperate e una gradualità nell'applicazione della norma che potrebbe portare ad aggravi mensili anche di 200 euro. Deve essere inoltre specificato con chiarezza che la tassa non si applica ai nuovi lavoratori frontalieri che pagheranno le tasse anche in Italia e che, quindi, non possono subire una doppia tassazione. Senza risposte in questo senso, ci opporremo strenuamente a una tassa calata dall'alto senza un minimo di confronto».

«C'è un metodo, c'è un tavolo di lavoro, ci sono dei contraltari sul territorio - aggiunge ancora Alfieri - Mi stupisco di come partiti come la Lega che dicono di difendere gli interessi delle persone a livello locale possano decidere tutto ciò senza alcun confronto con questo livello. Prima se ne discute, poi si agisce».

Si torna infine nel merito della questione: «Da tempo le Regioni pongono il tema di come far pagare ai vecchi frontalieri la sanità in Italia, visto che i soldi dei ristorni vanno ai Comuni. È ragionevole pensare a un contributo ma non così, senza concertarlo con le parti in causa e senza fare pagare a chiunque, al di là di ciò che percepisce, la stessa cifra, alimentando false aspettative negli infermieri e negli operatori sanitari».

A.C.

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