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Storie | 23 ottobre 2023, 09:30

Valentina Bottini, una storia di coraggio e resilienza: un bruco diventato farfalla

Bustocca, 37 anni, affetta da una rara malattia neurovegetativa, ha scritto “Anche io salto i crepacci”, un libro composto a quattro mani con il suo fisioterapista dove racconta gli esercizi quotidiani per compiere piccoli passi. Perché Valentina è convinta che nella vita bisogna spostare sempre più in là l’asticella dei propri limiti, con calma, concentrazione e controllo. E ci è riuscita

Valentina Bottini, una storia di coraggio e resilienza: un bruco diventato farfalla

Una storia di coraggio, determinazione, resilienza, accompagnata da un enorme desiderio di vivere e perfezionarsi. È questo quello che emerge tra le pagine di “Anche io salto i crepacci”, il libro firmato da Valentina Bottini, bustocca, 37 anni, affetta da Atassia di Friedreich, una rara malattia neurodegenerativa a lenta progressione, genetica, ereditaria. Ma nonostante quella sedia a rotelle che ha imprigionato il suo corpo, lei ha voluto dimostrare che dentro di sé non ci sono schiavitù o limiti, che esistono sempre margini di miglioramento, che non bisogna arrendersi, che occorre dare una scossa alla routine di tutti i giorni. E lo ha fatto mettendo nero su bianco le chiacchierate con il suo fisioterapista Mattia Brugali.

«Un lavoro a quattro mani nato per gioco tra una seduta di fisioterapia e l’altra – spiega – Un manuale pratico, autobiografico che unisce le chiacchiere tra due amici, Mattia e Valentina, tra battute leggere e racconti di vita personali, all’importanza della fisioterapia tra professionista e paziente atassico».

Ne è nato un libretto alquanto originale dove sfilano gli esercizi che giorno dopo giorno decretano le progressive conquiste di Valentina, che ha deciso di “saltare i crepacci”, di gridare a tutti che lei da bruco è diventata farfalla. Non a caso il sottotitolo recita proprio quella frase, un rimando agli atassici che si sentono un po’ bruchi rispetto a persone normodotate, le quali non vedono e non credono nella loro trasformazione.

E Valentina vuole gridare che nella vita bisogna spostare sempre più in là l’asticella dei propri limiti, con calma, concentrazione, controllo, trasformare le titubanze in sfrontatezze nel voler fare esercizi sempre nuovi, mutare i “no categorici” in “Ci provo perché mi fido”.

Così Valentina ha voluto ringraziare Laura Tabaldi e Gianfranco Tripodi. E naturalmente Mattia: con le sue spiegazioni tra teoria e utilità, Valentina riporta alcuni degli esercizi svolti con forza di volontà e senza paura, gli ingredienti che l’hanno aiutata a recuperare. Per ogni esercizio, compaiono foto, esperienze personali, commenti del fisioterapista, disegni a mano libera. E non manca neppure il tocco dei bambini. Sì perché la bozza del libro è stata letta a bimbi di una scuola elementare e gli autori hanno pensato bene di inserire alcuni loro disegni «perché gli occhi semplici e l’animo innocente dei piccoli vedono oltre le apparenze e hanno la capacità di cogliere particolari che con l’età adulta si perdono». Non a caso il testo si apre con una frase del “Piccolo principe”: “Devo pur supportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle».

Così nelle prime pagine compare il famoso “Salto del crepaccio”, nato dalla conversazione con il salto di Mattia lungo i crepacci del ghiacciaio del Monte Rosa. Qui le fenditure sono i passaggi da un lettino all’altro, dalla posizione prona a quella supina. «Come le vivande sullo spiedino – ironizza Valentina – che cuociono su ogni lato grazie al movimento rotatorio dello spiedo, al grido “Spiedino”, io cercavo di stringere gli addominali per rotolarmi sul lettino».

A testo concluso, il bruco è divenuto davvero una farfalla, come recita Valentina nella sua poesia finale:

“Sono arrivata come un bruco,

 mi sembrava di essere un bevitore ciuco

caduto dentro a un bruco.

Come tante formiche

avete collaborato

e dopo tante fatiche

mi avete rialzato.

Con pazienza,

persistenza

e assistenza

abbiamo raggiunto la meritata

meta sperata

e tanto ricercata.

Ora sono una farfalla

che non più traballa,

pronta a spiccare di nuovo il volo

in un orizzonte festaiolo”

Laura Vignati

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