«Avevo il desiderio del Cotonificio di Solbiate». È una delle voci che risuonano nel film sull'azienda fondata 200 anni fa, richiamo per tutta la Valle Olona ed esempio in Lombardia. Una storia spezzata una trentina di anni fa ma ancora con un'eredità importante, con un messaggio consegnato al futuro attraverso la sua umanità.
È quest'ultima la parola chiave. Dopo l'inaugurazione della mostra, all'interno dell'iniziativa promossa dal Comune di Solbiate e dalla commissione biblioteca con il centro anziani - LEGGI QUI - la domenica è stata dedicata alle testimonianze, con il documentario ideato da Aldo e Marina Tronconi e diretto dal regista Filippo D'Angelo. Sala gremita, c'era il sindaco Roberto Saporiti e sul palco ha parlato il vicesindaco Giuseppe Leo. Ancora, è intervenuto Ivan Vaghi, che ha realizzato il libro con Antonello Colombo, Annamaria Tomasini esidente della commissione biblioteca.
Ma poi, che brivido quando il film ha mostrato volti e ricordi degli ex dipendenti. Impossibile catturarli tutti: ma l'umanità è appunto il filo conduttore che ha dipinto un mondo non incantato, bensì autentico, in cui lavoro e vita si mischiavano con i loro dolori e loro riscatti.
I miglioramenti dell'assistenza degli operai, la possibilità di andare il sabato a fare il bagno in azienda, quando i servizi non erano a disposizione di tutti. Il giorno di Santa Alfredo che vedeva i ragazzini felici perché c'era il gelato per tutti. E si cominciava a presto, le giovani anche a 12 anni, quando papà era morto. La commozione stringe la gola, quando una ex dipendente racconta di come la mamma fosse malata e il dirigente le diede 50.000 lire. Non solo, le promise per iscritto che avrebbe avuto lei quel posto, lei che aveva quel desiderio del Cotonificio, e l'avrebbe portato avanti in memoria della madre.
E poi le gite, le nozze. Gli amore nati sul posto di lavoro, come quello di Elena e Baldassare, ma anche l'operaio che presta servizio fino alle quattro di mattina e poi si reca dal barbiere per prepararsi al matrimonio poche ore dopo. E guarda che si vede, il tigrotto Paolino Ghioldi, già comparso nel film su Taglioretti, con la sua Carla che lavorava al cotonificio: 65 anni di matrimonio
La Valle diventa serbatoio di occupazione nelle case operaie, arrivano gli immigrati dal Sud.
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Tanti commenti dopo la proiezione, anche sui tempi successivi. Carlo Varini ci racconta di quando arriva lui, le difficoltà che vanno affrontate, Sottrici che prende le redini e cambiano le cose. Ma anche qui si parla di tecnica e si parla di umanità. Mentre lui ci svela cosa accade in quegli anni, arrivano i colleghi.
C'è una pizzata insieme da recuperare dopo il Covid. Il Cotonificio non c'è più da un pezzo, ma la sua umanità non vuole scomparire, come una promessa più che un monito per il futuro.
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