Busto Arsizio - 13 ottobre 2023, 20:30

IL VIDEO. «Noi in Israele che abbiamo lavorato per la pace con voi, viviamo questo terribile lutto. Ma la speranza non si può distruggere»

Il commovente video di Angelica Calò Livné che portò a Busto Arsizio e Gorla Minore i ragazzi ebrei, cristiani e musulmani di Beresheet Lashalom. Il ricordo dell'accoglienza di Angioletto Castiglioni e don Lorenzo Cattaneo, il collegio Rotondi, quegli alberi del parco Durini. E la voglia di costruire un mondo migliore che resiste perché «lo spirito non si può spezzare»

Il teatro di Beresheet Lashalom e Angelica

«Penso a voi e penso che c'è speranza». Negli occhi di Angelica Calò Livné, in Israele, c'è una luce che il dolore non può cancellare. La speranza è alimentata anche dall'amicizia. In questi giorni, tanto stanno seguendo lei, donna che ha seminato la pace dal kibbuz di Sasa fino ad altri Paesi, compresa l'Italia, compreso il nostro territorio.

Molti le scrivono, commentano i suoi video su Facebook, anche dal Bustese, perché qui Angelica, suo marito Yehuda, i ragazzi ebrei, cristiani, musulmani hanno portato spettacoli carichi di messaggi positivi per il modo. Con il teatro, prima di tutto, ma c'è chi si ricorda anche l'aiuto dato affinché i giovani potessero giocare a calcio. Un adolescente che ricevette la maglia della Pro Patria, fu talmente commosso che disse all'allora presidente Alberto Armiraglio che l'aspettava nel suo Paese, che lo voleva accogliere a tutti i costi nella sua casa per gratitudine.

Perché accolti si sono sentiti a Busto Arsizio e a Gorla Minore, con tanto amore, vent'anni fa oggi parla Angelica. Era un periodo durissimo. «Arrivammo dopo l'inizio dell'intifada - ricorda - e ci accoglieste con tutto l'amore possibile».

Pronuncia due nomi, Angelica, che sono rimasti nel cuore della famiglia Livné e di quei giovani, oggi uomini e donne. Angioletto Castiglioni, deportato a Flossenburg e testimone della Memoria a Busto, che incontrarono e abbracciarono. E al collegio Rotondi - che spalancò loro le porte - don Lorenzo Cattaneo, il suo "shalom" sulla porta che si univa a un sorriso caloroso. 

Due angeli lassù, oggi.

E di angeli c'è bisogno, come di uomini e donne che per quanto profondamente feriti, non si vogliano arrendere a sentimenti diversi dalla pace. «Sono momenti difficili - dice Angelica - Speriamo che questa tragedia finisca, viviamo questo terribile lutto. Ma noi pensiamo sempre che lo spirito non si può distruggere, spezzare. Anche grazie a voi». Invita, infine, Angelica a soppesare bene le informazioni che arrivano.

Saluta Busto e la Valle con affetto, questa coraggiosa insegnante e artista, che in quel periodo fece anche il pane della pace, con la sua amica palestinese. Si misero "al lavoro" insieme i bustocchi nell'iniziativa di Italia-Israele, con il sostegno dei panificatori e di Ascom.

Immagini che ora si portano nel cuore, per asciugare le lacrime e credere ancora nella pace. Credere che si possa stare insieme, anche perché si è diversi, ciascuno con la propria identità, come si trasmetteva sul parco. 

E a proposito di immagini, ce n'è una che rimase impressa un pomeriggio nel parco di Villa Durini. Pochi istanti di apprensione, quando tre ragazzi non si scorgevano più. Un tempo minimo davvero, ma ripetiamo, era un periodo delicatissimo. Per fortuna, si trovarono subito, anche perché non si erano allontanati. Si erano arrampicati sugli alberi secolari del parco, attratti da piante così imponenti che nel loro paese non avevano mai visto. Non importava di che religione, cultura fossero. Erano ragazzi, tutti con la stessa, bellissima reazione. E dovrebbe essere sempre così.

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Marilena Lualdi