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Busto Arsizio | 07 ottobre 2023, 14:58

VIDEO - “Il dolore, l’ansia, la luce”: i mille volti della donazione con Aido Busto Arsizio

Al convegno organizzato dall’associazione nella sala Tramogge dei Molini Marzoli, gli specialisti di Asst Valle Olona hanno dipinto un quadro complesso, con necessità condivise: comunicazione, consapevolezza diffusa, responsabilità. La presidente Aido, Maria Iannone: «La donazione è un atto d’amore»

VIDEO - “Il dolore, l’ansia, la luce”: i mille volti della donazione con Aido Busto Arsizio

Per passare dal dolore e dall’ansia alla luce occorrono professionalità, generosità, impegno, pazienza, una comunicazione che alimenti la cultura del dono. È quanto emerso, in sintesi, al convegno, organizzato sabato 7 ottobre ai Molini Marzoli (FOTO SOTTO) dall’Aido “Don Carlo Gnocchi” di Busto Arsizio, con il patrocinio del Comune, di Regione Lombardia e di Asst Valle Olona.

Maria Iannone, presidente Aido, sa di guidare una realtà in salute, fra l’altro vicina ai 50 anni di vita, ma avverte anche la necessità di un rinnovato dinamismo nel divulgare e nel mobilitare. «Possiamo contare su circa 2.000 soci – ha ricordato, aprendo i lavori – ma chiedo a tutti voi presenti, una volta tornati a casa, di condividere le informazioni ricevute con i vostri conoscenti, così da raggiungere il più ampio pubblico possibile. La donazione è un atto d’amore, oltre che di civiltà».

Un atto che per i donatori deve comportare, a monte, conoscenza, senso di responsabilità, capacità di fare scelte in tempi che agevolino l’azione degli specialisti e sollevino da decisioni difficili nel momento della sofferenza.

Moderati dalla giornalista Chiara Milani, dopo i saluti del sindaco, Emanuele Antonelli, di Emanuele Monti, presidente della Commissione regionale Welfare, del presidente della Scuola di Medicina all’Università dell’Insubria, Giulio Carcano, e del direttore sanitario di Asst Valle Olona, Claudio Arici (tutti hanno ricordato il valore di Aido e dei volontari, oltre che dei medici “sul campo”), gli specialisti hanno portato la loro voce e la loro esperienza, tratteggiando un quadro sfaccettato, complesso, nel quale la luce della speranza resiste anche di fronte alle sfide, sociali e mediche, più difficili.

Laura Chierichetti, anestesista, coordinatrice aziendale per le Attività di donazione all’Asst Valle Olona, ha insistito sul concetto di donazione come frutto di scelte consapevoli, informazione, idee chiare, di una decisione alla quale dare seguito di fronte a un lutto: «I dinieghi pronunciati dai parenti delle persone decedute – ha fatto presente, prima di ricordare la possibilità di fornire indicazioni precise al rinnovo della Carta d’Identità o iscrivendosi ad Aido – a volte sono dovuti a mancanza di conoscenza sulle volontà dei defunti». «Capita di trovarci di fronte a familiari impreparati – ha confermato l’anestesista Grazia Zaza  - non è corretto lasciare il peso della scelta ai nostri parenti, è un fardello troppo pesante, nel momento del dolore. Occorre che, prima, ciascuno si interroghi».

In passato, ha ricordato Marco Rossi, direttore della Stuttura complessa di Oculistica, la cultura della donazione «…è stata di casa, a Busto, in particolare per le cornee. Certo, il Covid ha “arato” parecchio, ma si sta lavorando per recuperare».

«Nel nostro caso parliamo di cellule – ha chiarito Elisabetta Todisco, responsabile di Ematologia all’Asst Valle Olona – e, per noi, senza donazioni e senza terapie trasfusionali è semplicemente impossibile curare».

Uniti dall’appello alla prevenzione e all’adozione di stili di vita sani Antonio Iuliano (direttore Uoc di Pneumologia: «Per la sua complessità, e per difficoltà connesse agli ambienti in cui i pazienti devono vivere, il trapianto di polmone è l’ultima ratio»), il cardiologo Vruyr Balian (la mortalità delle persone in attesa di trapianto, ha ammonito, si attesta intorno al 10 per cento, anche se «…a dieci anni dall’intervento, circa 60 pazienti su cento sono vivi e hanno una buona qualità di vita») e la nefrologa Manuela Curreri («Il trapianto non è mai facile, comporta uno stravolgimento dello stile di vita che, però, porta a essere liberi»).

Ad arricchire la complessità del quadro, Giovanni Serio, responsabile di Anatomia Patologica: «Di fronte a una possibilità di donazione, siamo chiamati a verificare, in tempi molto brevi, l’eventuale presenza di neoplasie nel donatore o ad approfondire la funzionalità di un organo». Anche dalle sue parole, ha fatto capolino la speranza: «Partecipiamo a un percorso che può portare alla vita, alla luce».

Informazioni su www.aidobustoarsizio.it

Stefano Tosi

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