San Michele sta gettando semi importanti per il suo futuro, ma non vuole tralasciare la sua storia. Le condizioni di via Matteotti sono una spina nel fianco, un discorso urbanistico complesso che si trascina da tanto tempo: molti ricordano il presepe che fu realizzato negli anni Novanta, in cui il Bambino nasceva tra le case diroccate di questa strada nel centro di Busto Arsizio. Adesso potrebbe avere una svolta, ma intanto un punto in particolare che reclama attenzione è l'edicola di San Carlo.
In passato, ci sono stati meritori interventi di salvaguardia; ora però fa male passare e vederla in quelle condizioni. L'origine di questo luogo sacro risale alla metà del Seicento ed è legata al culto di San Carlo Borromeo rapidamente diffuso dopo la canonizzazione nel 1610. Era un riferimento per i fedeli, una stazione di sosta delle processioni del Corpus Domini e di quelle per la benedizione delle campagne. Il secolo successivo furono realizzati altare e cancellata, mentre a fine Ottocento arrivarono statua e fondale in gesso, dopo che la parete aveva visto sparire il dipinto di San Carlo, si ricorda. Tra l'altro, il sito "Bustocco.com" rammenta che l'edicola rischiò di essere spostata per dare maggiore spazio all'accesso al vicolo, negli anni Trenta, cosa che non avvenne per probabile contrarietà popolare.
Fu eseguito un pregevole restauro con il nuovo millennio. Ora però l'umidità e il tempo stanno di nuovo facendo il loro corso.
Il legame tra Busto e San Carlo era speciale «Il cronista bustocco Crespi Castoldi, ricordando la visita pastorale di S. Carlo a Busto avvenuta nel 1582, asserisce che l’arcivescovo, pregando nel santuario di Santa Maria “emanò dal volto fulgentissimi raggi”», la pennellata di storia di Enrico Candiani.
Marilena Lualdi