È avvocato, alle prese ogni giorno con contratti, privacy, risarcimento danni, è mamma di tre figli ed è anche cultrice di scrittura giuridica e legal design. È decisamente piena la giornata per Veronica Morlacchi, 45 anni, di Busto Arsizio. Oltre a essere impegnato con i suoi figli Giulia di 18 anni, Andrea di 16 e Beatrice di 8 e a cimentarsi nel diritto civile, ha pensato bene di mettere a frutto i suoi studi, le esperienze degli ultimi anni, le ha condivise con un docente dell’università di Bolzano, e le ha poste a servizio di altri. Ne è nato un testo interessante per la Giappichelli (casa editrice specifica per i testi giuridici) “Che contratti! Progettare, scrivere, disegnare contratti semplici e chiari” e alquanto utile. E non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i comuni cittadini. Un libro che insegna a scrivere contratti che siano leggibili, comprensibili e utilizzabili.
Durante il lockdown non ha perso tempo. Ha seguito un corso di scrittura giuridica della Holden fondata da un nome d’eccellenza, Alessandro Baricco. Ed è stato anche merito dei maestri della scuola dell’autore di “Novecento”, “Oceano mare” e altri romanzi che Veronica Morlacchi ha apprezzato la scrittura, in particolare quella giuridica. Così ha rispolverato testi anche in lingua inglese, si è messa a tavolino con Lorenzo Carpanè, linguista e docente alla Libera università di Bolzano, nonché consulente aziendale e studioso di letteratura e linguistica e insieme hanno ipotizzato un indice per il loro libro e ovviamente un obiettivo, ossia come scrivere contratti semplici. (VIDEO)
«Due sono i macro-argomenti che abbiamo trattato – spiega – Innanzitutto il linguaggio verbale: una comunicazione è scritta in un linguaggio chiaro se la sua redazione, la sua struttura e il suo design (secondo una definizione generale) sono così chiari che i lettori cui è indirizzata possono facilmente trovare le informazioni di cui hanno bisogno, capirle e usarle. Poi importanti sono gli strumenti che vengono dal mondo del design, elementi visuali come tabelle, diagrammi, grafici, mappe e altro».
Sono addirittura arrivati a proporre contratti a fumetti, secondo un metodo nato in Africa e Australia, rivolto a lavoratori stranieri, per ridurre i tempi di contrattazione. Poi spazio al Design Thinking, a processi svolti in diverse fasi per porre al centro l’utilizzatore del contratto, le necessità dell’azienda, il contesto dei destinatari, le possibili soluzioni e infine i test sui risultati.
«Ci siamo quindi chiesti perché ragionare sulle semplificazioni dei contratti – prosegue – Il contratto è il cuore di un’azienda, è comunicazione e relazione con il cliente, obiettivi, agenda 2030 (lavoro dignitoso, riduzione delle disuguaglianze, consumo responsabile, pace e giustizia). Insomma il linguaggio del contratto rispecchia l’immagine che l’azienda vuole offrire di sé».
Non è un caso che il testo sia stato presentato nell’ambito della rassegna di “Filosofarti”. «Perché è legato al concetto di limite – sottolinea – Anche la locandina era accompagnata da una frase significativa del filosofo Wittgenstein: “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”. Il mondo del diritto deve essere accessibile a tutti, non a una sola casta. Il linguaggio non è riservato agli specialisti, professionisti o tecnici, ma a tutti i cittadini».
Il tour è solo all’inizio: dopo la presentazione da Boragno nell’ambito di “Filosofarti” il testo sarà presentato a maggio a Verona.