Storie - 26 febbraio 2023, 07:30

VIDEO. Il Carnevale è finito, il Carnevale ha un futuro. E lo indica a Busto

La fiducia di Monica, che interpreta la Fudreta accanto al Tarlisu e sogna di insegnare. La gratitudine e la passione delle maschere ospiti. E tutti quei particolari che hanno fatto brillare gli occhi a Giovanni Sacconago lassù

Dietro le quinte, un paio d'ore prima che cominciasse la sfilata di Carnevale a Busto Arsizio: facciamo due passi indietro per guardare avanti. Al futuro di questa tradizione e anche un po' di più.

All'oratorio San Luigi si riuniscono le maschere ospiti e c'è un gran fermento. I carri si stanno per spostare, le preoccupazioni non mancano come tutte le volte in cui si lavora sul serio. Impossibile impedire a Simone Colombo, presidente della Famiglia Sinaghina, ad esempio di consultare febbrilmente il meteo. Ma no che non piove, ormai non c'è una nuvola che possa affacciarsi su questo Carnevale. Simone viene aiutato da "Supermario" a indossare alla perfezione alcuni degli abiti del nonno, Giovanni Sacconago, scomparso 10 anni fa. Sostenitore, grande difensore di una manifestazione che poteva rimanere indietro nei tempi, ma lui aveva intuito la potenza unificatrice di una città che a volte si disperde: quanto si era battuto Giovanni per il carnevale e il suo Tarlisu.

Chissà come gli brillano gli occhi lassù adesso, che questo Carnevale è finito, eppure mostra con forza il suo futuro. Indicandolo anche un po' a Busto, talvolta così brontolona a prescindere, che si lamenta di non aver avuto informazioni sul tale festival - da decenni in corso - oppure è restia ad andare nello stadio della sua squadra, la Pro Patria.

Quel futuro è anche la fiducia che si è sempre vista nel sorriso di Monica Colombo, la Fudreta, ovvero la figlia del Tarlisu e della Bumbasina. Nota bene: Piera Moroni fisicamente non poteva essere presente, ma il suo tifo è stato fondamentale per tutto il gruppo.

Monica studia matematica e vuole diventare insegnante: questi giorni di incontri con i bambini insieme al Tarlisu - Antonio Tosi Pedela - sono stati deliziosi per lei, che ama la sua città e le sue tradizioni, confessa.

Uno spirito che unisce anche oltre i confini, ecco le maschere di Bergamo con i cesti di polenta o i nobilissimi di Crescentino, la Regina Papetta e il Conte Tizzoni: «Siamo stati accolti subito bene a Busto e che belli i sorrisi dei bambini ma anche gli adulti erano felici».

Personaggi, provenienze, generazioni differenti. Come diversi erano i gruppi che hanno partecipato con i carri e non solo. La volontà di lavorare tutti insieme, senza mettere in mostra se stessi, è uno dei doni più deliziosi di questa festa. Che non finisce con la Quaresima. E poi, si sa, non passeranno molte settimane prima di mettersi al lavoro per la prossima edizione. Anzi magari qualcuno sta già accarezzando l'idea del proprio carro per il 2024.  

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Marilena Lualdi