Il Carnevale, dunque, ancora. Quel momento in cui sorridere, anzi fare molto sul serio. Una magia a lungo perduta, ma non solo dai bambini: dopo quello che abbiamo passato con la pandemia forse anche dopo qualche adulto. Torna così, con una cerimonia che non potrebbe essere più seria appunto, la consegna delle chiavi della città di Busto Arsizio al Tarlisu. LEGGI QUI
Giovanni Sacconago si era industriato, aveva lottato per far riconoscere quella maschera come simbolica di Busto e oggi i pezzi si ricompongono come per un incantesimo. Ci sono i colori, l'eco della laboriosità bustocca, le ferite inferte da un'epoca come la nostra e non solo, la voglia di reagire.
Quando il Tarlisu prende in mano quelle chiavi, non le manda a dire, racconta come vede la città: con amore ma anche con dolorosa precisione, una solennità con il sorriso, di cui sentivamo la mancanza. Non in un angolo con la maschera cittadina e le autorità, i cittadini tenuti a distanza per il virus. Cade la mascherina e oggi ci si guarda negli occhi, ma finalmente ci si sorride.
Dopo la guerra, si è cercato quel momento di sollievo del Carnevale che aveva radici antiche eppure portava un'aria nuova. E non è un caso - nulla lo è - che su spinta di Giovanni Sacconago fu un sindaco come Angelo Borri a istituire la maschera del Tarlisu come rappresentativa di Busto Arsizio 40 anni fa. Il “sindaco buono”, come venne chiamato, con una serietà profonda come la sua onestà, eppure capace di grande passione di cui una traccia forte è quella per la Pro Patria. Le coincidenze: ieri il Tarlisu, con sua figlia Fudreta, è andato allo stadio Speroni e ha passeggiato in campo con la mascotte del tigrotto. Giovanni, presidente della Famiglia Sinaghina, qualche volta ci andava, allo stadio: quando poteva, quando glielo consentivano lavoro e famiglia. Ieri c'era anche suo nipote Simone Colombo che ha l'abbonamento per seguire i tigrotti e attualmente guida la stessa Famiglia. Perché le passioni si tramandano, la voglia di stare insieme nel segno delle tradizioni, trascorrendo le notti e i giorni nei capannoni per costruire i carri. Usciranno dall'oscurità dell'impegno di tanti volontari e brilleranno nella luce del giorno per rischiarare i sorrisi dei bambini e anche degli adulti.
Chissà come avrebbe sorriso, Giovanni, a vivere questo momento, la voglia di Carnevale all'ennesima potenza. Un giorno davvero speciale quello di oggi, questa settimana comanda lui, il Tarlisu. Il sindaco Emanuele Antonelli gli affiderà le chiavi senza esitazioni perché è con il sorriso che si dicono le più grandi verità. Perché c'è un’ora in cui bisogna scardinare tutte le paure.
Aspettando la sfilata ritrovata di sabato prossimo, con i carri, le associazioni, i bambini e le loro famiglie lungo le strade ecco una domenica in cui dirsi le cose in faccia, ridere e lavorare insieme.