È difficile parlare di calcio allo Speroni, oggi. Non si può partire da lì con Andrea Boffelli, sconvolto come tutta la Pro Patria per il lutto che ha colpito la famiglia Ferrario - LEGGI QUI - e anche la battuta che ci era affiorata sulle labbra durante la partita con la Triestina, osservando Vargas con il quarto uomo, si smorza in sala stampa. Anche il tramonto che colorava lo Speroni, è tanto bello quanto malinconico.
È una domenica però che permette di fare la pace con il calcio e prendiamo qualche riflessione proprio per congedarsi da una giornata che doveva essere di festa, quella della Pro che riprende a vincere, e bene. L'orologio che non ha una lancetta fuori posto. Ma c'è l'altro tassello, fondamentale: il pubblico. Un'unica grande voce di due tifoserie che non possono essere opposte: la curva di Busto che inneggia a Trieste e viceversa, gli striscioni che parlano di amicizia, di festa, narrano un altro calcio, ed è un clima unico.
In cima al podio, oggi metteremmo proprio questo pubblico, ma siccome i tifosi sanno compiere un passo indietro e si muovono per le loro squadre, non per se stessi, lo sapranno fare anche in quest'occasione.
Primo per noi oggi è Vargas. Sì, lo merita quel gradino, lui che oggi ha avuto difficoltà a restare vicino alla panchina - «resti nell'area tecnica», gli ha gridato l'arbitro che però poi è più energico con il collega della Triestina - che è andato a protestare con il quarto uomo, ma perché si stava vincendo, altrimenti sarebbe rimasto silenzioso sui torti individuati.
Vargas, perché la pressione di una piazza non certo terribile, ma lesta a innescare i mormorii, l'ha assorbita e ha protetto i tigrotti. Ha ragione, «tutto il casino» era nato con il Trento e lì la lettura della partita che attendeva la Pro, non era stata all'altezza della situazione. Le sperimentazioni sono interessanti, suggestive, ma non quando non portano punti. A Sesto, la squadra è parsa ancora disorientata, per niente rigenerata dal successo pur non da show contro la Virtus Verona. Il mister oggi invece non ha misurato bene l'avversario, ma l'ha trasmesso ai ragazzi che sì, davano l'impressione di sapere cosa fare, e soprattutto farlo insieme.
Efficace, questa Pro. Ecco la parola spesa con giudizio da Andrea Boffelli. «Quando si fa uno scivolone, bisogna ripartire dalla solidità - ha detto - Abbiamo vinto tanti duelli... Oggi ci siamo sporcati di più noi di loro e giustamente abbiamo vinto noi la partita».
Il pubblico, allora, lo piazziamo secondo e sul terzo gradino scateniamo una folla: lì ci deve stare la Pro Patria tutta, oggi, a nostro parere. Perché sì, Stanzani è stato il tigrotto che ancora una volta ha sbloccato la partita e ha mostrato una crescente dose di sana cattiveria. Piu ha offerto un ripasso a chi già sussurrava. Ma che dire di Vezzoni, gioiello contro Verona e poi spento a Sesto? Ecco che oggi aveva addosso un fuoco, in fase offensiva come difensiva, che sembrava gridare: lezione imparata. E poi mister Vargas ha detto una cosa importante nel parlare di Piu: i giocatori forti vengono guardati con un altro occhio.
Piu ha sentito la pressione di dover dimostrare e l'ha pagata. Ma anche gli altri ne avvertono, di pressione. Con tanti o pochi minuti nelle gambe, tutti avevano un motivo per vacillare.
Non è niente di drammatico, Vargas ha sempre ricordato cosa sia la pressione vera, quando si tratta di lavoro. Però oggi ha detto: «Quando c'era da soffrire, abbiamo sofferto tutto insieme». Un'analisi di quando il match vede la Triestina provare a rivitalizzare l'attacco e la Pro perde un po' di qualità nel palleggio, la stanchezza comincia a farsi sentire.
Si estende tuttavia alla metafora.
La Pro resta appunto compatta, anche nel soffrire, e si ritaglia la sua vittoria. Diciotto punti, due dal Novara che la attende sabato con un cielo ben diverso dal nostro, rannuvolato dalla sconfitta: sì, oggi il cielo più bello è sopra lo Speroni, nonostante le lacrime.
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