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Storie | 16 ottobre 2022, 19:16

Un secolo di vita per la Cooperativa dei Pescatori del lago di Varese: «La nostra è la storia di un miracolo»

A Cazzago Brabbia una festa e un libro per ricordare i cento anni di attività. Presente anche l'onorevole Giorgetti, figlio di queste sponde: «Loro sono custodi di una storia. Ma il lago non è una piscina, è una cosa preziosa, unica e irripetibile. Va trovato un equilibrio». Gli ultimi pescatori tra passato e futuro: «Questa festa non diventi il necrologio di qualcosa destinata a sparire. Va mantenuta la memoria»

(fotoservizio Mario Chiodetti)

(fotoservizio Mario Chiodetti)

In un quadrato di 14 centimetri per 14 è racchiuso il secolo di vita della Cooperativa dei Pescatori del lago di Varese, 334 pagine di storia e sacrifici, di gioie e dissapori, di pesche quasi miracolose e morie apocalittiche dovute all’inquinamento conseguenza del boom economico. Amerigo Giorgetti, storico cazzaghese grande conoscitore del lago e dei suoi personaggi, ha pubblicato per Mimesis/Centro internazionale insubrico “Il secolo breve della Cooperativa dei Pescatori del lago di Varese”, frutto di anni di studi e ricerche «in tutti gli archivi possibili e immaginabili», come ha sottolineato l’autore, con il contributo finale di Tiziana Zanetti, nipote di pescatori ed esperta di Diritto del Patrimonio culturale, e le fotografie dell’archivio di Mauro Zanetti.

I cento anni cadevano nel 2021, ma la grande festa è stata fatta oggi pomeriggio alla Darsena di Cazzago Brabbia, con il libro presentato con tutti gli onori dopo un sontuoso banchetto allestito da Oliver di Daverio, cui hanno partecipato i pescatori professionisti rimasti ancora a remare sul lago, i sindaci dei paesi rivieraschi, amici, parenti e tanti appassionati della nostra storia. A fare gli onori di casa l’onorevole in odor di ministero Giancarlo Giorgetti, che quando è lontano da Roma ridiventa il ragazzo cresciuto sul lago che tutti conoscono, hanno visto nascere e al quale danno del tu. 

«I pescatori sono custodi di una storia, di una sorta di miracolo, perché il primo mezzo secolo della Cooperativa è stato un miracolo: questi lavoratori fecero un debito clamoroso comperandosi il diritto di pesca dai nobili e diventando padroni di sé stessi, una cosa più unica che rara. Purtroppo il secondo mezzo secolo è stata una battaglia come quella degli indiani d’America, contro il progresso che ha ucciso il lago. L’industria aveva ragione e quindi l’inquinamento era un prezzo da pagare al progresso», ci ha detto l’esponente leghista, figlio di Natale, per anni presidente della Cooperativa e grande tifoso del Varese.

«I pescatori sono stati i primi veri verdi ecologisti. Oggi ci si riempie la bocca di transizione ecologica, ma se non ci fossero stati loro a intentare la causa per l’inquinamento, primo caso in Italia che ha fatto anche giurisprudenza, gli interventi di risanamento sarebbero arrivati ancora più tardi. È giusto tenere accesa la fiammella, perché la storia può cambiare e qualcuno potrebbe anche tornare a pescare, se la situazione dell’ecosistema migliorasse ancora. Senza pescatori professionisti nasce anche un problema per i pesci».

Giorgetti ha poi sottolineato il rinnovato interesse per il lago e la sua cultura: «La Cooperativa deve essere il naturale interlocutore di queste proposte. Pensiamo da un po’ a un Museo delle Pesca, il presidente Gianfranco Zanetti si sta già adoperando e ha materiale, potrebbe anche essere la casa dei pescatori di Cazzago la futura sede, il luogo da dove può partire il progetto. Da sola la Cooperativa però non può farcela, servono energie nuove e qualcuno che voglia contribuire fattivamente alla realizzazione del museo».

«Il lago - aggiunge - non è una piscina, è una cosa preziosa, unica e irripetibile. Va trovato un equilibrio, il controllo degli scarichi e la proliferazione dei cormorani, un problema per il pesce. L’impianto di depurazione incomincia a mostrare i suoi anni, era stato progettato quando la popolazione rivierasca era in quantità minore di oggi. Ci sono giovani appassionati, c’è un’attenzione e l’intenzione di far ripartire l’incubatoio del Tinella con il lavoro di Rinaldo Ballerio. Se si riuscisse a ripopolare con il pesce nato qui sarebbe una grande soddisfazione».

Alla Darsena atmosfera di gran festa, ci sono solo due dei tre ultimi corsari del lago, Luigi Giorgetti, il Negus, e Gianfranco Zanetti, il presidente della Cooperativa che oggi ha sede a Cazzago, dopo la demolizione della storica sede di Calcinate del Pesce. Il terzo, Ernesto Giorgetti, pescatore e scrittore, 87 anni, arriva per la torta, ma è in totale disaccordo con il libro e i suoi autori: «Questa è la pietra tombale della Cooperativa, non mi riconosco in quanto c’è scritto. I soci hanno una mentalità ristretta, non vogliono fare entrare i giovani, il lago ormai è morto, la pesca è finita», e promette altre rivelazioni in un suo nuovo libro, che presenterà tra una ventina di giorni a Cazzago. 

Il Negus, 86 anni compiuti, invece è raggiante, taglia la magnifica torta con applicate le fotografie dei pescatori, tra cui quella di Daniele Bossi, l’ultimo giovane pescatore, scomparso nel suo lago e ricordato dalla sorella Mariangela e da Tiziana Zanetti. «Mi piace ancora andare a pescare, sono 70 anni che esco mattino e sera. Fino al 2000 eravamo dipendenti della Cooperativa, non potevamo portare a casa nemmeno un pesce, poi siamo diventati autonomi. Alla mia età ho partita Iva e pago i contributi. Il lago è pieno di pesci, che però non vuole più nessuno: tinche, carpe, scardole, i boccaloni sono mangiati dai cormorani e i siluri fanno il resto. Resiste qualche persico e luccioperca, ma di taglia piccola».

Tiziana Zanetti è con Mariangela Bossi e altre eredi di pescatori, tra le poche donne a possedere le quote della Cooperativa: «Papà era pescatore dilettante, mi sono appassionata al lago osservando i suoi attrezzi di pesca. Il libro è importante per far conoscere la storia dei pescatori che è così connessa a quella del nostro territorio. Quello del pescatore è un mestiere eco sostenibile, con rispetto per l’ambiente, che va mantenuto sano per la sopravvivenza di pesci e di chi getta le reti», ha spiegato nel suo intervento, mentre Franco Ponzellini ha ribadito la necessità di sapersi rinnovare.

«Pescavo con Natale ed Ernesto Giorgetti, bevevamo l’acqua del lago. La Cooperativa è anche un soggetto culturale, si è sempre rapportata con le persone, l’ambiente e anche i concorrenti nella pesca. Occorre però evitare che questa festa diventi il necrologio di qualcosa destinata a sparire. Che fine farà altrimenti il diritto di pesca? Va mantenuta la memoria per le generazioni future, è una cultura che non deve morire».

Ci piace concludere questo articolo con le parole di Daniele Bossi, figlio del Carlin dul Pizz, di Bodio, scomparso nelle acque del lago mentre stava calando le reti: «Ero un bambino e il lago mi sembrava immenso e sconfinato. Ora faccio quello che mi piace, sono fortunato. Un vero pescatore vede una foglia cadere dalla montagna».

Mario Chiodetti

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