È uno stillicidio: in strada, per le stazioni, anche all'interno della recinzione delle abitazioni. C'è chi è tornato a casa dalle ferie e non ha trovato più la bici, prima legata con doppia catena nel suo cortile.
E doppia catena aveva messo una donna ucraina, profuga ospitata in questi mesi alla Casa Don Lolo, fuori dalla piscina. Nemmeno in questo caso è servita: la sua bicicletta bianca ha preso il volo. Tristissima, lei ha diffuso un appello sui social: «Scrivo alla città di Busto Arsizio che mi ha accolto, per chiedere di aiutarmi a ritrovare questa bicicletta che mi è stata rubata oggi presso la piscina Manara, era chiusa con due catene. Sono molto dispiaciuta perché io sono una profuga di guerra ucraina che alloggia alla casa don Lolo e ora non ho nessun mezzo per muovermi con mio figlio».
Se un furto è sempre odioso - oltre che un reato - in questa circostanza insomma ha reso la vita veramente difficile alla famiglia. La bici le era stata donata da don Giuseppe Tedesco, il parroco di San Giuseppe che lo scorso marzo è corso in Polonia a portare via dalla guerra bimbi e mamme.
Chi ha informazioni, o è l'autore del gesto ed è pentito, si può rivolgere al sacerdote o direttamente alla donna nell'appello su Facebook. Come pure chi magari decide di aiutare la donna, con un gesto di generosità che attenuerebbe l'amarezza del furto subìto oltre che il danno.