Improvvisamente, è come se ci si conoscesse da sempre: che poi è proprio così. O come se ci fosse un nuovo campionato. Sembra una contraddizione, ma nulla lo è, in questo periodo per la Pro Patria e tanto più dopo la vittoria contro il Seregno. O meglio, ce n'è una vistosa, che abbiamo scelto di lasciare da parte per non deconcentrarci, ma abbiamo ben - e dolorosamente - presente: la controversia societaria.
Noi restiamo ancorati al campo, tuttavia. La diciamo con la battuta di un tifoso fedelissimo. «Ancora 10 giornate e ci qualificavamo per il Qatar» scherza Marco Grecchi. Sì, viene naturale anche scherzare di questi tempi, dopo mesi di vecchio ritornello "mai una gioia".
Che avrebbe potuto fare questa Pro Patria, in tempi precedenti, questa difesa fusa con l'attacco, capace di proteggersi sia con una porta blindata sia a suon di gol? Non lo sappiamo, né ci interessa. Che cosa può fare adesso? Salvarsi, sul campo, e non fornire alibi di dissolvimento a chi deve impegnarsi per il suo futuro prendendosela sulle proprie spalle, affidandola, vendendola: dandole, comunque, un avvenire.
La squadra può salvarsi e lo sta dimostrando.
Ha detto bene, Boffelli: questa Pro non si è scoperta, ha tirato fuori ciò che aveva, dunque si è ritrovata. Ecco perché è una sorpresa, con queste quattro vigorose vittorie consecutive, eppure rivela anche ciò che è sempre stata: ragazzi che potevano dire tutto, che finora non erano riusciti o non erano stati messi nelle condizioni di esprimere quell'identità, probabilmente entrambe le cose. Ma sono sempre loro, i nostri ragazzi, quelli scelti da Sandro Turotti, che ha saputo nel momento di emergenza massima compiere un altro gesto coraggioso e sartoriale, per niente obbligato: affidarli all'accoppiata Sala-Le Noci perché li conoscevano troppo bene e insieme potevano dare la svolta improrogabile ormai.
Allora ci portiamo via qualche scena e qualche commento. Tra i ritratti di questa trasferta che bello vedere le famiglie: all'ingresso, ad esempio, scorgiamo tre generazioni di Gambertoglio, dal nonno al nipotino con papà Emanuele in mezzo. Saluta festoso l'assessore allo Sport Maurizio Artusa, il primo che vediamo a Seregno è un carico Luca Calloni. Ma poi osserviamo coppie che hanno ripreso a viaggiare insieme, amici che ne hanno aggregato uno in più. Daniele De Grandis che sprizza gioia con papà Renzo in foto, su Facebook e recluta Cristina Castelli per lo scatto. Sei felice? «Molto felice». Daniele, uno di quelli che ci hanno creduto sempre. Come gli ultras: da quel giorno a Sesto sono rientrati e non se ne sono andati mai (LEGGI QUI).
«Non è stata una bella partita ma va bene così» scrive Giorgio Clerici con emoticon che "ridono". Le partite brutte sporche cattive, quelle che Sala ha confessato di apprezzare.
«Questa volta ero presente - esclama Pier Franco Iacopino - Grazie al pullman del Pro Patria Club. Il mio gufetto ha portato bene».
Ciascuno ha qualcosa da dire, e non importa se sia accorso ora o se sia stato presente anche quando l'aria era irrespirabile: ha ragione mister Novelli, è tempo di stare insieme, oltre le differenze, e nell'essere non nell'apparire (LEGGI QUI).
Mister Sala fuma di nervosismo o felicità prima di entrare in sala stampa? Non lo sapremo mai, anzi nemmeno sta fumando, dai, avremo visto male e cancelliamo. Ma questo sabato sentiamo che ci possiamo permettere di tutto: perché abbiamo seguito una Pro Patria così sorprendente, da chiederci come abbiamo fatto a non accorgercene prima. Perché dentro, batteva anche quel cuore lì, e vuole farlo ancora, furiosamente, finché salvezza non sarà scritta. Allora, la responsabilità del futuro sarà in mano ad altri, lo ripetiamo: e noi, lo aspettiamo al varco.
Adesso si vive alla giornata. Adesso basta, che non è finita. Ma almeno, è (ri)cominciata.
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