Il suo nome è inciso nella lasta marmorea di Palazzo Gilardoni, a imperitura memoria, insieme a quelli dei cittadini che hanno ricevuto la civica benemerenza, la massima onorificenza per un bustocco.
Ma il ricordo del dottor Roberto Stella è soprattutto nel cuore di chi ne ha conosciuto e apprezzato umanità e professionalità. I colleghi, che in lui – presidente dell’ordine dei medici della Provincia di Varese – riconoscevano un riferimento autorevole per la medicina del territorio.
E i pazienti, che nello studio ambulatoriale in via Cadorna sapevano di poter contare su un medico preparato e disponibile.
Il dottor Stella fu il primo medico italiano a morire – due anni fa oggi – per un virus allora sconosciuto e una malattia ancora senza nome.
In trincea, insieme ai colleghi e al fianco dei pazienti, praticamente a mani nude. Al servizio degli altri, fino alla fine.
«Un punto di riferimento per la sanità italiana», lo definì il ministro della Salute Roberto Speranza.
«Un uomo vero. Un medico nel senso più vero della definizione. Un professionista che, sempre e comunque, metteva al centro la salute dei propri pazienti». Così lo ricordava il governatore Attilio Fontana, rendendogli l’omaggio di tutta la Regione.
La sua morte turbò profondamente la città, addolorata e insieme spaventata: «La sua scomparsa ci ha svegliato. Abbiamo cominciato a comprendere quello che stava succedendo. È stata l’inizio della tragedia», dirà poi il sindaco Emanuele Antonelli, l’unico, con monsignor Severino Pagani, a poter partecipare alle esequie. Il primo di tanti funerali negati ai familiari.
Sembra un tempo ormai lontano, ma sono passati solo due anni. «Ora che non si parla più di pandemia è ancora più incredibile pensare che il dottor Stella non ci sia più – dice oggi il sindaco –. Sarà per sempre tra i grandi di Busto».