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Busto Arsizio | 25 febbraio 2022, 18:23

Confronto tra studenti e dirigente del liceo Crespi. Boracchi: «Agito ascoltando famiglia della ragazza e psicologa della scuola»

Dopo il tentato suicidio di una studentessa, che si è gettata da una finestra del liceo Crespi di Busto, questa mattina un gruppo di ragazzi e ragazze dell’istituto ha organizzato una manifestazione tra il centro cittadino e il cortile della scuola, dove ha avuto un colloquio con la dirigente Cristina Boracchi. Quest’ultima, rispetto alle critiche di alcuni genitori che hanno contattato la stampa, dice: «Famiglia e psicologa della scuola ci hanno chiesto di contenere e rassicurare»

Confronto tra studenti e dirigente del liceo Crespi. Boracchi: «Agito ascoltando famiglia della ragazza e psicologa della scuola»

Dopo il tentato suicidio di una studentessa, che ieri si è gettata da una finestra del liceo Crespi di Busto Arsizio, questa mattina un gruppo di studenti dell’istituto ha organizzato una manifestazione tra il centro cittadino e il cortile della scuola, dove ha avuto un colloquio con la dirigente Cristina Boracchi.

«Rispettata la richiesta della famiglia»

Oltre alla manifestazione con cui i ragazzi hanno esternato le proprie emozioni, alcuni genitori hanno contattato la stampa criticando la gestione della delicata giornata di ieri e il fatto che, a loro dire, nelle aule si sia fatta lezione anziché discutere di quanto accaduto.

«La famiglia mi ha chiesto di agire in un certo modo. Rispettandone la volontà, è stato chiesto di contenere la notizia, di lasciare spazio alla narrazione dei ragazzi ma non al gossip e di non strumentalizzare un evento che è molto privato e molto delicato», afferma la dirigente Boracchi, che oggi ha parlato con la ragazza. «Ha voluto parlare con me e mi ha detto che vuole tornare presto a seguire le lezioni», spiega.

«Sto agendo in concertazione con la famiglia e la psicologa dell’istituto, con la quale sono state progettate le azioni da compiere da ieri pomeriggio».
«Sono andata in tutte le classi del corridoio dove è successo il fatto a parlare direttamente con i ragazzi, non minimizzando, ma facendo presente che fortunatamente la ragazza non era in pericolo di vita – prosegue la preside –. La famiglia ci teneva che fosse chiaro che la ragazza non era in punto di morte. Abbiamo scelto, in accordo con famiglia e psicologa della scuola, di rassicurare i ragazzi».

È possibile che questo sia stato interpretato come un tentativo di non “infangare” il nome della scuola? «È assolutamente possibile – risponde Boracchi –. Ma la scuola non ha paura di essere infangata. La scuola nel territorio parla da sé e i genitori sanno l’impegno che ci mettiamo, anche con la Fondazione Liceo Crespi, per il sostegno dei casi, tanti, che esistono come in ogni scuola. E sanno che abbiamo triplicato il servizio psicologico».

La dirigente ribadisce che «l’azione è stata concertata con la famiglia e la psicologa della scuola che ci hanno chiesto di contenere e rassicurare. Questo non vuole dire tacere né minimizzare, ma rispettare la richiesta della famiglia».

Il confronto con gli studenti

Questa mattina si è tenuta una manifestazione degli studenti, che si sono poi confrontati con la preside.
«Hanno usato un modo strano per parlare con la dirigenza – osserva Boracchi –. Come è noto a tutti, la mia porta è sempre aperta.
L’istituto è diviso in questo momento: molti studenti non hanno apprezzato questa espressione di oggi dei ragazzi. Un gruppo, invece, voleva sapere che cosa avremmo fatto e io ho risposto».

Boracchi spiega che «avevamo già in mente di lavorare sulla classe immediatamente coinvolta dall’evento. Già ieri avevamo stabilito giorno e orario di questo intervento.
Per le altre classi, stiamo pensando a una modalità fattibile. 1.300 studenti non ci stanno in un posto unico; inoltre la psicologa ritiene che non è opportuno fare un’adunata di massa, perché vanno gestite le cose individualmente».

Alle critiche, Boracchi replica ricordando che «nella nostra scuola abbiamo uno psicologo quattro giorni su sei, per sedici ore alla settimana di consulenza per i ragazzi. I martedì riceviamo i genitori che hanno bisogno di aiuto e facciamo, tra le altre cose, degli incontri con loro sul disagio degli adolescenti.
In estate abbiamo tenuta aperta la scuola per gli studenti che volevano aggregarsi liberamente. Ma i ragazzi non sono venuti».

Riccardo Canetta

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