Sociale - 31 gennaio 2022, 12:30

Busto, Riccardo Maino star del web

L’atleta della Ginnastica Pro Patria intervistato a “Storie degli altri”: successone. La mamma, Marinella: «Tanta strada fatta, tanta da fare». Ricky: «Sono una tigre»

Riccardo Maino

Gli chiedi come sta e lui ti risponde: «Sono felice». La soddisfazione più recente di Riccardo Maino, 23 anni, atleta di spicco nella Ginnastica Pro Patria, un lavoro alla farmacia Bossi di Busto e un impegno nel volontariato, ha un’origine precisa. È stato intervistato da Carmelo Abbate, giornalista noto agli spettatori del piccolo schermo (nel suo curriculum, partecipazioni, fra l’altro, a trasmissioni Rai, Mediaset, Sky e La7). Il pezzo, con podcast, in cui Riccardo racconta la sua esperienza ha incominciato a “girare” vorticosamente. Intorno a mezzogiorno del 31 gennaio, a poche ore dalla pubblicazione,  il post facebook di “Storie degli altri”, il format di Abbate, contava qualcosa come 3.600 like, quasi 450 commenti, 230 condivisioni. Come si dice da un po’ di tempo a questa parte, tanta roba.

«Ci hanno telefonato qualche giorno fa – ricorda la mamma, Marinella – e naturalmente Riccardo ha voluto rilasciare da solo l’intervista. Una lunga chiacchierata: non ho assistito ma immagino che i contenuti siano stati molto sintetizzati. Però Riccardo viene fuori per quello che è».

«Leggere quello che è stato scritto su di me – racconta lui davanti a un caffè, una consegna di farmaci in auto appena conclusa (Riccardo ha la patente) - mi ha molto emozionato. Penso di essere un uomo a 360 gradi e lì si capisce. In generale non vedo l’ora di fare uscire quello che sono: una tigre. Con gli artigli. Mi piace mettermi in gioco in tutto, non solo in quello che mi piace. Ci metto impegno e grinta».

“Storie degli altri” racconta i successi sportivi di Riccardo (alcuni dei più recenti qui e qui) e gli anni dell’infanzia e della scuola. Diploma in Grafica pubblicitaria: «La scelta l’ho fatta da solo. Quando le mie sorelle si sono sposate ho curato io gli inviti». Naturalmente si parla anche di sindrome di Down, in modo sobrio ma esplicito. Marinella: «Lui sa di averla da quando ha sei o sette anni. È stato un bambino precoce, sotto certi aspetti. Gli facemmo un discorso. Poi, nel tempo, ha maturato sempre più consapevolezza. Le persone come lui ce l’hanno scritto in faccia e gli altri vedono innanzitutto la sindrome, il resto viene dopo. Abbiamo fatto tanta strada, ne dobbiamo fare ancora». Ricky, come si fa chiamare dagli amici: «A volte provo fastidio. Basta anche solo l’inizio della parola: sind… Comunque la vedo come un ostacolo che voglio superare. So che ce la posso fare. E so anche che io posso essere un po’ più lento rispetto ad altri. Però, quando arrivi al traguardo non ti deve importare se sei andato a dieci o a cento all’ora: è il traguardo che conta».

Domanda che sorge spontanea: a te piace essere al centro dell’attenzione? «Non cerco di mettermi in mostra. Ma ci finisco». E il desiderio di avere una ragazza, citato da “Storie degli altri”? «Si vedrà». Sorriso. Avanti così.

Stefano Tosi