Qualcosa è cambiato, assicura un vecchio film degli anni Novanta. La proiezione ora in onda con gli Europei ce lo conferma e alla Pro Patria questo si respira tutto. Perché allo Speroni si cerca da tempo, con la presidenza di Patrizia Testa, di seminare questa metamorfosi.
Allora, aspettando la finale, abbiamo chiesto alcuni pareri sugli azzurri in questa fase strepitosa.
Partendo dal direttore sportivo Sandro Turotti, un suo giudizio tecnico e non solo: «Penso che Mancini ha fatto e sta facendo un gran lavoro sia sotto l'aspetto della scelte dei giocatori sia sotto l'aspetto tattico, è una Nazionale che gioca un calcio europeo, una squadra propositiva che sa emozionare ,sicuramente al di là del risultato finale rimarrà nel cuore della gente». Poi ribadisce quella differenza che si coglie: «In questo campionato europeo c'è stato comunque dei cambiamenti rispetto al passato e le 4 squadre finaliste hanno una media di età più bassa rispetto al passato». Qual è stato il momento più emozionante, per il ds? «L'1-0 di Barella contro il Belgio, gara difficile e gran gol».
Anche l'allenatore Luca Prina esprime la stima per il lucido lavoro di Mancini: «Ha compiuto un capolavoro... ha completamente cambiato la mentalità della nostra nazionale, pur mantenendo la capacità di difendere. Ha dato fiducia, autostima, voglia di giocare sempre... in qualsiasi campo e contro qualsiasi avversario».
Quando il mister si è detto, sì, ce la facciamo? «La partita che mi ha fatto capire che andavamo in finale... è la semifinale! In partite secche non sempre vince la migliore...».
Ma tra i giocatori? Chiediamo a un esperto come Riccardo Colombo e a uno giovanissimo.
Il capitano evidenzia le caratteristiche vincenti: «L'unità di gruppo, la voglia sempre di giocare per gli altri, le continue dediche al lavoro di gruppo, alla dedica al povero Spinazzola. Gli sguardi complici e gli abbracci anche dopo situazioni complicate risolte».
Colombo ha anche dalla sua un atto coraggioso. ride: «La semifinale, l'ho vista a Valencia in mezzo a tifosi spagnoli. La finale? La vedrò a casa mia con i miei amici di sempre, invece».
Ha firmato da pochi giorni il primo contratto da professionista. Chiediamo così prima di tutto a Davide Ferri, se ci sia un giocatore che lo ispiri, che sia per lui diventato un riferimento: «Dico Pessina, per il fatto che nonostante sia stato convocato per l’infortunio di Sensi è risultato determinante contro il Galles e l’Austria e inoltre sta facendo l’università». Qua già si insinua l'affinità tigrotta, ambiente dove lo studio è caldeggiato.
Per Ferri nessun dubbio sulla partita finora più emozionante: «La seconda semifinale con la Spagna perché abbiamo sofferto ma comunque abbiamo dimostrato di essere una grande squadra».