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Busto Arsizio | 06 maggio 2021, 11:41

Presidio dei sindacati dopo la tragedia: «Non si può morire sul lavoro»

«Le parole sono inutili, perché un marito, un padre, un figlio non tornerà più a casa», osserva Daniele Magon (Cisl) davanti alla sede dell’azienda in via del Roccolo. Nino Cartosio (Fiom): «I lavoratori della provincia chiedono maggiori interventi ispettivi»

Il presidio organizzato dai sindacati in via del Roccolo

Il presidio organizzato dai sindacati in via del Roccolo

Dopo il tragico incidente sul lavoro in cui ha perso la vita Christian Martinelli (leggi qui), i sindacati confederali hanno organizzato un presidio davanti all’azienda Bandera in via del Roccolo.
Un presidio silenzioso, insieme a una ventina di lavoratori.

«È una tragedia, non ci sono parole adeguate – osserva Daniele Magon, segretario generale Cisl dei Laghi –. È un momento estremamente delicato per la famiglia, per tutti. Oggi le parole sono inutili, perché un marito, un padre, un figlio non tornerà più a casa. Questo momento deve portarci a dire che dobbiamo intervenire in maniera decisa, con soluzioni tecniche adeguate che non compromettano la vita delle persone anche davanti all’errore, anche davanti ad eventi straordinari. Non è possibile morire sul lavoro, il diritto alla sicurezza è determinante».

Martinelli era iscritto alla Fim Cisl dei Laghi (questa mattina davanti all'azienda era presente anche la segretaria Caterina Valsecchi, oltre alla segretaria generale della Cgil Varese Stefania Filetti, a Rino Pezone della Fiom Cgil Varese e ad altri sindacalisti).

«Non è ancora chiara la dinamica di questa morte – afferma Nino Cartosio, segretario della Fiom Cgil di Varese –. La macchina coinvolta è moderna e ci sembra di poter dire che non si tratta di qualcosa che possa succedere perché si è lavorato di fretta, perché parliamo di macchinari che hanno dei tempi-ciclo, come si dice nell’industria. Quindi è difficile immaginare che cosa possa essere successo. Siamo sconvolti».

Cartosio ricorda che «come Fim, Fiom, Uil, un anno e mezzo fa abbiamo fatto un’inchiesta di massa, raccogliendo oltre 6.100 questionari tra lavoratori metalmeccanici della provincia proprio sul tema della sicurezza sul luogo di lavoro. Da quella ricerca emergeva una realtà complessa: il 40 per cento dei lavoratori dichiarava di non lavorare sempre in sicurezza, ma al tempo stesso l’85 per cento diceva di conoscere appieno i rischi della propria mansione. Da parte loro c’era la richiesta di maggiori interventi ispettivi all’interno dei luoghi di lavoro, che è un tema noto anche al sindacato che da tempo chiede il potenziamento degli organici di chi è deputato a fare questi controlli. Sull’organizzazione del lavoro, nell’ultimo anno si sono fatte cose importanti, anche rispetto alla pandemia. Purtroppo però continuano a esserci incidenti mortali all’interno delle aziende».

L’azienda, interpellata, in questo momento preferisce non rilasciare dichiarazioni.

R.C.

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