Sono alieni. O meglio, alloctoni, tecnicamente. Sono in mezzo a noi. Sono tanti. Si moltiplicano a ritmi vertiginosi. Sono gli scoiattoli grigi. Vengono dagli Stati Uniti e hanno preso residenza a Busto Arsizio. Si vedono da un pezzo, in città, ma negli ultimi mesi la loro presenza, dato il numero crescente, è diventata molto visibile. Rappresentano un problema? Sì e no.
Busto è in buona compagnia. Colonie di queste bestiole sono note in Liguria, Piemonte, Umbria e, ovvio, Lombardia. Gli esemplari di “sciurus carolinensis” non sono particolarmente intimiditi dalle persone, tanto da popolare anche contesti molto frequentati. Come l’area verde della Liuc, a Castellanza, o il Parco Castello di Legnano, dove non è raro che accettino noccioline direttamente dalle mani dei frequentatori. A Busto si vedevano soprattutto in zona Fs. Oggi si avvistano, come minimo, anche al Parco Alto Milanese, al parco Marinai d’Italia, nella zona della ex caserma dei Carabinieri. E in generale: in giardini pubblici e privati, su strade, tetti, terrazzi.
Il dibattito che li riguarda oscilla fra due poli. Quello negativo: quasi tutti gli esperti concordano sul fatto che, nei luoghi in cui arriva, lo scoiattolo grigio soppianta quello rosso europeo, autoctono. È più grosso e abile nella ricerca del cibo, meno schizzinoso, vive più a lungo, provoca danni a certe coltivazioni e agli alberi da frutta con guscio. Il secondo: la sua diffusione è stata presa in considerazione troppo tardi, l’eradicazione è crudele e poco efficace, è un animale che va comunque rispettato e che ispira simpatia.
«Ogni tanto – si indigna Francesco Caci, presidente della Lega Anti Vivisezione di Busto – qualcuno si accaparra fondi europei per l’eliminazione delle specie aliene con progetti per eradicare gli scoiattoli grigi. I risultati che si ottengono sono migliaia di esemplari morti e un report inviato alle autorità. Ma gli scoiattoli restano». Non solo, per il rappresentante Lav le campagne cruente possono essere controproducenti: «Si rischia di rafforzare la specie, alla fine sopravvivono gli scoiattoli più scaltri. Il problema, alla base, è il commercio degli animali, il modo in cui vengono trattati e portati in contesti che non sono i loro. I danni partono da lì».
«In effetti gli scoiattoli grigi non dovrebbero esserci in Italia, - conferma Elisa Scancarello, naturalista di Legambiente - sono arrivati in Europa grazie all’uomo. La loro eliminazione pone problemi etici rilevanti. Meglio sarebbe sterilizzarli. Ma la presenza, ormai massiccia, rende l’operazione insostenibile».
Detto che nel contesto di Busto i problemi generati da questi roditori non sono paragonabili a quelli creati, per esempio, in territori ad alta concentrazione di noccioleti, resta l’interrogativo: che fare? «Probabilmente – suggerisce l’esperta - la prima iniziativa da intraprendere sarebbe un’ampia campagna informativa, sulle specie alloctone in generale e sugli scoiattoli grigi in particolare. Per esempio per scoraggiare le persone dal dare cibo agli esemplari che incontrano. Il fatto che abbiano colonizzato certi contesti è già una dimostrazione di abilità, forza, capacità di adattarsi. Meglio non offrire loro ulteriori vantaggi che li rendano ancora più competitivi rispetto ad altre specie».
Suggerimento utile a non favorire una proliferazione ancora più incontrollata. Ma trasmettere il messaggio con efficacia alle famiglie e ai bambini, che agli scoiattoli guardano con curiosità e simpatia, potrebbe rivelarsi un’impresa: difficilmente Cip e Ciop finiranno a stecchetto.