Non c'era bisogno di una conferma per questi ragazzi straordinari, ma è arrivata lo stesso. Javorcic incornicia così l'impresa di Alessandria (LEGGI QUI) con una semplicità che non rinnega l'emozione, anzi la libera con ulteriore slancio.
Perché sì, i tigrotti sono stati emozionanti, e il mister rende loro onore con passione incorniciata anche dai numeri e dalle etichette, per una volta: la miglior difesa, i 61 punti, uno in più dell'andata... Tutto sembra andare a posto magicamente, ma quanto c'è dietro lo sappiamo tutti.
Ecco, la consapevolezza del potere di questi tigrotti, un potere buono, il mettersi al servizio gli uni degli altri per un progetto: perché a Busto così si chiamano i sogni. Quando è maturata? Quando hanno capito i ragazzi di poter agguantare questo risultato? E quando il mondo biancoblù si è reso conto che qualcosa di pazzesco e buono, in un'epoca dolorosa e distorta, stava avvenendo?
Non c'è un momento, forse. Spizzichino, dopo la partita, parla di una graduale presa di coscienza. Con i risultati che venivano, con un feeling che si creava negli attimi buoni e anche meno buoni, trasmesso anche dall'abbraccio virtuale di fine partita. Ce lo trasmette anche uno dei più giovani, Ferri. Oggi i "piccoli" più che mai sono parsi giganti, tutti insieme.
Le conferme che non servono, per così dire, emozionano forse persino di più e sono quelle che indicano la strada.
Adesso, terminato il campionato regolare, iniziano i playoff. Ma è cominciato anche qualcos'altro, che dura un istante e per sempre: come l'abbraccio dei tigrotti. Qualcosa che non riusciamo a definire, anche perché viene un groppo alla gola per la felicità. Ma che c'è, ci accompagna e permette a Busto di sognare, ops, di progettare se lo capirà, se lo vorrà.
GUARDA L'ABBRACCIO DEI TIGROTTI