Questa mattina i dipendenti pubblici di Busto sono tornati a riunirsi in assemblea con i rappresentanti delle Rsu. E lo hanno fatto all’aperto, davanti al municipio, per motivi di sicurezza legati al Covid ma anche per dare visibilità alle proprie rivendicazioni. Al centro della riunione c’era il problema delle progressioni economiche orizzontali, di fatto degli aumenti di stipendio. I lavoratori hanno dato mandato ai sindacati di procedere con il tentativo di conciliazione in Prefettura.
Il nodo delle progressioni orizzontali
La vicenda è stata ricostruita da Mauro Catella: «Abbiamo fatto diversi incontri per definire i criteri delle progressioni. Lo scorso 23 dicembre abbiamo firmato l’accordo decentrato, ma sei giorni dopo ci hanno comunicato che l’amministrazione aveva sospeso graduatoria e progressioni per un parere dell’Aran (l’agenzia per la rappresentazione negoziale delle pubbliche amministrazioni, ndr) che, rispondendo a un altro ente, diceva che per beneficiare della progressione il periodo di anzianità del lavoratore nella propria categoria deve essere proprio di 24 mesi, mentre nel contratto si parla di almeno 24 mesi».
L’accordo stipulato tra Rsu e amministrazione riguarda invece i dipendenti con 36 mesi di servizio. In questo modo, a poter beneficiare potenzialmente dello “scatto” sarebbero più lavoratori.
«L’amministrazione – ha proseguito Catella – ci ha detto che il parere dell’Aran è vincolante ma, e questo è per noi grottesco, ha richiesto un ulteriore “parere sul parere”. Questo svilisce il nostro lavoro di rappresentanza e i diritti dei lavoratori. Chiediamo di ritirare la determina di sospensione e di applicare la graduatoria che è già stata stilata. Un anno di contrattazione decentrata svolta nel rispetto dei contratti vale più di un parere dell’Aran».
«L’amministrazione fa sempre “melina” senza arrivare al dunque», ha attaccato Fausto Sartorato, che ha anche criticato la richiesta di organizzarsi per garantire il servizio senza interruzioni ricevuta nei giorni scorsi dai servizi educativi. «In caso di assemblea non si parla di servizi pubblici essenziali e tutti hanno il diritto di partecipare. Per questo, come sindacato Adl, il nostro legale ha inviato una diffida all’amministrazione».
I lavoratori presenti hanno dato mandato all’unanimità alle Rsu di procedere con il tentativo di conciliazione con il Comune in Prefettura.
Le altre questioni
Durante l’assemblea si è discusso anche di smart working: «A oggi – ha affermato Sartorato – tutti i dipendenti che lavorano da casa usano i propri mezzi, dal telefono al pc, dalla corrente alla linea di Internet. Ci sono aziende private che garantiscono persino la sedia ai propri lavoratori. Capisco l’emergenza, ma ormai è trascorso un anno dall’inizio della pandemia. È ora di discutere anche di questo».
Franca Rossetto ha invece posto l’attenzione sulle categorie che non possono ricorrere allo smart working, come le educatrici di asili nido e scuole materne: «Molte hanno ferie arretrate e non possono usarle perché mancano le sostituzioni», ha spiegato.
La posizione dell’amministrazione
Dal punto di vista dell’amministrazione, la determina di sospensione – in attesa di un ulteriore parere legale – viene considerata una tutela per gli stessi dipendenti. Di fatto una scelta “tecnica” dovuta, dopo aver ricevuto la comunicazione dell’Aran.
«La stella polare dell’amministrazione – dichiara l’assessore al Personale Gigi Farioli – è il massimo rispetto degli accordi e della legalità, come dimostra la storia, non solo quella recente, di Busto Arsizio. Ed è sicuramente nostro interesse la tutela dei diritti dei dipendenti».