- 17 agosto 2020, 09:42

Significati di... bauscia

Stavolta, la notizia al Giusepèn la offro io. Lui se ne compiace. Gli occhi gli brillano come non mai. Come se gli avessi ricordato "qualcosa" che aveva rimosso dai suoi ricordi

Stavolta, la notizia al Giusepèn la offro io. Lui se ne compiace. Gli occhi gli brillano come non mai. Come se gli avessi ricordato "qualcosa" che aveva rimosso dai suoi ricordi. "Ho visto stamani un nuovo ristorante in città, col nome antico: BAUSCIA che, in verità ha preso il posto di una vecchia Trattoria" (in Piazza della Pesa vecchia, ora Piazza Cristoforo Colombo a Busto Arsizio)....."cu sèeee" risponde perplesso Giuseppino...."coooosa?" e lo vedo meravigliato, quasi esterrefatto da quel "Bauscia" dato in nome a un Ristorante.

 

Ed allora, eccolo il Giuseppino coi suoi ricordi di gioventù, ma pure nel dare un significato preciso a una parola che può spiegare tante cose.

 

"Bauscia" vuol dire semplicemente "saliva". Tutto il resto diventa un derivato, con tante colorazioni che andiamo a illustrare. Un bambino alle prime armi col ....cucchiaio, si sbrodola da solo o lo fa attraverso un maldestro tentativo di imboccata. E gli si dice "perdi bauscia", mentre gli si insegna come degnamente comportarsi mentre si nutre. Anche quando gli si dà il biberon o il succhiotto (che in Bustocco chiamavano "ciucio"), da non confondere col ciuccio ....dedicato a un somaro, si diceva al bimbo "perdi bauscia", per un fatto naturale e semplice qual è il mangiare.

 

La "bauscia" provocava quindi un altro nome: "ùl bauscèn" che è il bavaglino che nulla ha a che fare col bavaglio che è un fazzoletto strettamente annodato sulla bocca.

 

Attraverso la "bauscia" si arriva a redarguire chi parla troppo o che parla a vanvera: "ùl bausciòn" e qui i bambini hanno nulla a che vedere: "ùl bausciòn" è un adulto, uno (come si dice oggi) che se la tira e che si vanta di sé, sproporzionatamente ai reali meriti. "Bauscia" anche nell'ingrandire un fatto quasi privo di valore che non ha bisogno di soverchie infiocchettate (sic) per illustrarlo.

 

Il termine "bauscia" è usato anche in termini sportivi, per inquadrare nel giusto modo, Inter e Milan. Deduco che "bauscia" fa parte della parlata del Dialetto Milanese, ma lo si riscontra anche nel Dialetto Ligure; quindi diciamo che di "bauscia" ce ne sono dappertutto.

 

Quindi, gli interisti sono i "bauscia", mentre i milanisti sono i "casciavidd". Il distinguo, qui, lo si fa per altri motivi: i "bauscia interisti" sono i ricchi, i cosiddetti "arrivati" i ....parvenu....le persone di un grado sociale non elevato, arricchitesi rapidamente, che mostrano atteggiamenti copiati dallo stato raggiunto, ma conservando la mentalità della primitiva condizione.

 

Il "bauscia interista" impara i "vizi" della ....nobiltà, ma non conosce le "virtù" della discrezione. E' tipico sentire l'interista "grande a parole" che poi si sgonfia alla minima difficoltà e ne trae dovute conseguenze. Per una spiegazione "spicciola" diciamo che "da una semplice sardina, l'interista va a illustrare un ...pescecane" per poi arrendersi all'evidenza.

 

Questa spiegazione me l'ha data Giuseppino, grande "filosofo" che bene conosce le vicende della vita. Sui "casciavidd" c'è poco da dire, anche se a far retorica, si potrebbe redigere un "trattato di onesto comportamento". "Casciavidd" è il cacciavite, un attrezzo che utilizza l'operaio in una delle sue molteplici funzioni. Quindi dare a un milanista del "casciavidd" gli si riconosce l'autenticità del Lavoro e, per assonanza, la condizione nobile (questa si veritiera) che compete a un esperto nel suo specifico lavoro. C'è poi la contrapposizione tra "bauscia" e "casciavidd" che potremmo accettare: nel senso che c'è chi vorrebbe mettere nei "bauscia" i ricchi (non signori, ma unicamente ricchi) e nei "casciavidd" ....la classe inferiore (ma si sa che non è così). La dignità di un "casciavidd" non la si misura certo con la ....spocchia dei "bauscia" (per carità, non sono tutti pieni di spocchia, i tifosi dell'Inter, ma sembra che a loro piaccia autodefinirsi "bauscia").

 

La spiegazione di Giuseppino si completa con una parola che avevo dimenticato dal mio Bustocco: "a ramundua" e ùl Giusepèn mi erudisce: "l'è chèl da bòn ca che vanzò e al sa tia a pressa" (è quel che è rimasto di buono e lo si raccoglie) per essere utilizzato in future incombenze. "Ramundua" vuol dire sostanzialmente "rimasuglio" e ....tanti rimasugli compongono la "ramundua".

 

Adesso è il momento del ...cicchetto. Calendula o Nocino? ... "fa ti, bòn tuti e du" (fai tu) sentenzia Giuseppino "sono gradevoli entrambi". Grande il "mio" Giuseppino.